Palazzo Vechio - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
L'esterno
Entrata
  Sopra la porta principale c'è un notevole frontespizio decorativo in marmo datato 1528. Al centro, affiancato da due leoni c'è il monogramma di Cristo, circondato dalla scritta "Rex Regum et Dominus Dominantium" (Gesù Cristo, Re dei Re e Signore dei Signori). Questa iscrizione risale al tempo di Cosimo I e sostituisce l'iscrizione precedente ispirata da Savonarola. Dichiarava infatti Cristo come sovrano della città, ed era nelle intenzioni del monaco sottintendere come nessuno avrebbe mai osato "spodestare" il Cristo prendendo il comando della città. Cosimo I la fece sottilmente sostituire con quella presenza, indicando Cristo sì Re, ma Re dei Re e Signore dei signori.
  Il David di Michelangelo marcò l'ingresso dal 1504, anno del suo completamento, fino al 1873 quando venne spostato all'Accademia. Una copia è al suo posto dal 1910, fiancheggiato da un Ercole e Caco di Baccio Bandinelli. Gli stemmi sulla facciata visti dalla terrazza sulla Loggia dei Lanzi Sotto gli archi del ballatoio nel 1353 vennero dipinti una serie di stemmi che simboleggiano alcuni particolari aspetti della Repubblica fiorentina e ancora oggi fotografano, in certo senso, la situazione politica trecentesca.
  La serie di nove stemmi si ripete due volte sulla facciata e due stemmi si ritrovano anche lato sinistro. Il primo che si incontra da sinistra è la croce rossa in campo bianco, che rappresenta le insegne del popolo fiorentino, che segnale le cose pubbliche a Firenze. Successivamente si incontra il giglio fiorentino rosso in campo bianco, attuale simbolo cittadino, adottato dai guelfi ai tempi della cacciata dei ghibellini nel 1266, ribaltando lo stemma ghibellino, dipinto un po' più avanti, che rappresenta un giglio bianco (come se ne trovano numerosi nella campagna di Firenze) in campo rosso.
  La torre di Palazzo Vecchio fu costruita verso il 1310 quando il corpo del palazzo era quasi terminato. Posta sulla facciata (ispirandosi probabilmente al Castello dei Conti Guidi a Poppi), si apoggia solo in parte alle murature sottostanti, presentando il lato frontale costruito completamente in falso (cioè sporgente rispetto alle strutture sottostanti) con una soluzione architettonica insieme audacissima e esteticamente soddisfacente. presenta in alto merli ghibellini (a coda di rondine), a differenza di quelli guelfi(di forma quadrata) sul ballatoio.
  Alta circa 94 metri, la torre poggia su una casa-torre preesistente appartenuta ai Foraboschi o, secondo altri studi, ai Della Vacca. Il corpo della torre, oltre alle scale, presenta un piccolo vano denominato l'Alberghetto dentro il quale vennero tenuti prigionieri, tra gli altri, Cosimo il Vecchio di ritorno dall'esilio (1433) e Girolamo Savonarola prima di essere impiccato ed arso in Piazza il 23 maggio 1498. L'orologio funzionante risale al 1667 e fu realizzato da Giorgio Lederle di Augusta
  Il ballatoio della cella campanaria è sostenuto da mensoloni con archetti ogivali, sopra il quale poggia un'edicola con archi a tutto sesto sostenuti da quattro massicce colonne in muratura sormontate da capitelli a foglie. Attorno ad una delle colonne si può vedere la scaletta a chiocciola che permette di salire sul tetto. Sulla sommità si trova una grande (più di due metri d'altezza) banderuola a forma di Marzocco che tiene una bandiera: si tratta di una copia, l'originale può essere ammirato in tutta la sua grandezza nel secondo cortile del palazzo.
  La porta sul lato nord, vicino a Via dei Gondi, reca sul portale, oltre ai consueti stemmi scopliti di Firenze e del Popolo, una porticina merlata intarsiata in marmi policromi, stemma della Dogana. Da qui si accedeva infatti agli uffici della dogana che aveva i suoi magazzini nei sotterranei del palazzo. Istituita ai tempi di Leopoldo II di Toscana, raccoglieva le merci provenienti da fuori il Granducato e le prendeva in deposito in attesa che il destinatario le rilevasse ("sdoganasse") pagando la relativa tassa. Dopo la piena dell'Arno del 3 novembre 1844 le merci vennero gravemente alluvionate, per cui si spostò questo ufficio nel Casino di San Marco in Via Cavour, prima che vi fossero sistemati gli uffici giudiziari della Corte d'Appello.
I cortili
Primo cortile
  Il primo cortile fu progettato nel 1453 da Michelozzo. Nelle lunette, tutto intorno al cortile, sono riprodotte le insegne delle chiese e delle congregazioni delle arti e mestieri della città. Al centro la fontana in porfido è di Battista del Tadda. Il Bambino con ali e delfino al centro della vasca è una copia dell'originale del Andrea del Verrocchio (1476), che è in mostra al secondo piano del palazzo. Questa piccola statua era inizialmente posta nel giardino della Villa Medici di Careggi. L'acqua che sgorga dalle narici del delfino arriva dal Giardino di Boboli.
  Nella nicchia davanti la fontana è installata Sansone e il Filisteo di Pierino da Vinci. Gli affreschi sulle pareti, rappresentanti scene delle abitazioni degli Asburgo, sono del 1565 ad opera di Giorgio Vasari, realizzati per le nozze di Francesco, il figlio maggiore di Cosimo I de' Medici, con Giovanna d'Austria, sorella dell'imperatore Massimiliano II. Le colonne armoniosamente proporzionate allo stesso tempo lisce e non lavorate, sono riccamente decorate da stucchi dorati. Le volte del porticato sono arricchite da decorazioni grottesche.
Secondo cortile
Il secondo cortile, anche conosciuto come "La Dogana", ha pilastri massicci costruiti nel 1494 dal Cronaca per sostenere il "Salone dei Cinquecento" al secondo piano.
Terzo cortile
Il terzo cortile è utilizzato pricipalmente per uffici della città. Fra il primo ed il secondo cortile l'imponente e monumentale scalone del Vasari porta al "Salone dei Cinquecento".
L'interno
Salone dei Cinquecento
  Questa sala imponente ha una lunghezza di 54 metri ed una larghezza di 23. Fu costruita nel 1494 da Simone del Pollaiolo, detto il Cronaca, su commissione di Savonarola che, rimpiazzando i Medici alla guida di Firenze, volle questa sala come sede del Consiglio Maggiore appunto di 500 membri. In seguito questa sala fu allargata da Vasari così che Cosimo I potesse far corte in questo salone. Durante la trasformazione (1555-1572) i famosi, ma incompleti, La battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci e La Battaglia di Cascina di Michelangelo vennero coperti o distrutti, ancora non è chiaro. Della Battaglia di Anghiari esiste una celebre copia di Rubens al museo del Louvre, ma in ogni caso delle due opere ci restano altre copie e a volte i bozzetti. Sulle pareti sono realizzati grandi affreschi che descrivono le battaglie e successi militari di Firenze su Pisa e Siena:
-La presa di Siena,
-La conquista di Porto Ercole,
-La vittoria di Cosimo I a Marciano in Val di Chiana,
-La sconfitta dei pisani alla torre di San Vincenzo,
-Massimiliano d'Austria tenta la conquista di Livorno,
-Pisa attaccata dalle truppe fiorentine
 Il soffito è realizzato con 39 pannelli costruiti e dipinti da Vasari e dalla bottega, rappresentati "Importanti episodi della vita di Cosimo I", i quartieri della città e la città stessa, con al centro l'apoteosi rappresentante: "Scena di glorificazione come Gran Duca di Firenze e di Toscana".
Studiolo di Francesco I
  Alla fine della sala è stata realizzata una piccola stanza laterale senza finestre. Questo capolavoro, lo Studiolo o Studio di Francesco I de' Medici, fu anch'esso progettato da Vasari e realizzato in stile manieristico (1570-1575). Le pareti e le volte sono completamente coperta da dipinti, stucchi e sculture. Molti dipinti sono della scuola del Vasari e rappresentano i quattro elementi: acqua, terra, aria e fuoco. Il ritratto di Cosimo I e sua moglie Eleonora da Toledo fu realizzato da Bronzino. Le delicate sculture in bronzo sono state costruite dal Giambologna e Bartolomeo Ammannati. Smontate da decenni, sono state ricostruite solo nel XX secolo.
Quartieri monumentali
  Le altre stanze del primo piano sono i "Quartieri monumentali". Queste stanze, residenza dei Priori e i quartieri di Leone X, sono state a lungo utilizzate come sale di rappresentanza dal Sindaco; tuttavia, di recente sono state in parte rese visitabili dai turisti (Sala di Leone X e Sala di Clemente VII), compreso l'ex ufficio del Sindaco. In una delle stanze di Leone X è raffiguarata la Battaglia di San Leo, vinta da Lorenzo Duca d'Urbino per il papa stesso. Nello sfondo si vede bene la fortezza di San Leo, celebre per essere stata il luogo di prigionia di Cagliostro. Una curiosità del dipinto è rappresentata dal satiro in primo piano che tiene un grande orcio. Nell'orcio zampilla acqua proveniente dalla roccia, che a ben guardare ha l'aspetto di un uomo in piedi che sta orinando, un'allegoria della sorgente del fiume Marecchia.
Secondo Piano
  Una scala, progettata da Vasari, porta al secondo piano. Questo piano contiena la "Cappella della Signoria", la "Sala delle Udienze", la "Sala dei Gigli", lo Studio e le Sale degli Elementi.
Appartamenti degli Elementi
  Questi appartamenti consistono in cinque sale e due loggiati. Cosimo I commissionò originariamente la realizzazione a Battista del Tasso, ma alla sua morte le decorazioni furono portate a termine da Vasari e bottega. Questo fu il primo lavoro di Vasari per i Medici. Queste stanze erano l'appartamento privato di Cosimo I. Le pareti delle Sale degli elementi sono riempite con affreschi allegorici "Allegoria dell'acqua, fuoco e terra" e sul soffitto è rappresentato "Saturno". L'originale della statua "Bambino con ali e delfino" del Verrocchio è mostrata in una delle stanze più piccole (La copia è al piano terreno nella fontana del primo cortile). (nota: si chiama "Putto con Delfino" e non "Bambino con ali e delfino": non è un bambino qualunque ma un "Puttino" cioè un Angioletto).
Terrazza di Saturno
  Questo splendido Loggiato di Saturno, chiamato così per il motivo decorativo del soffitto, permette una magnifica vista a sudovest verso Piazzale Michelangelo, Piazza Santa Croce con la omonima Chiesa di Santa Croce (famosa per i le monumentali tombe citati da Ugo Foscolo nel "dei Sepolcri"), e Forte Belvedere. Si possono anche ammirare i resti della Chiesa di San Pier Scheraggio.
Sala di Ercole
  Questa sala prende il nome dal soggetto dei dipinti sul soffitto. Anche gli arazzi mostrano storie di Ercole. La stanza ospita una "Madonna con Bambino" e un mobiletto in ebano, uno stipo, ricoperto da pietre semipreziose.
Sala di Giove
  La stanza prende il nome dall'affresco del soffitto. Sulle pareti tapezzerie fiorentine fatte da vignette di Giovanni Stradano (XIV secolo).
Sala di Cibele
  Sul soffitto il "Trionfo di Cibele" e le "Quattro stagioni". Contro le pareti armadietti in guscio di tartaruga e bronzo. Il pavimento risale al 1556. Dalla finestra si può vedere il terzo cortile.
Sala di Cerere
  Questa sala prende il nome dalle decorazione del soffitto, realizzato da Doceno, uno dei pupilli di Vasari. Alle pareti alcuni arazzi fiorentini con scene di caccia su cartoni di Stradano.
Sala Verde
  Chiamata la "Sala verde"' a causa del colore delle pareti. Con decorazioni del soffitto ad opera di Ridolfo del Ghirlandaio. Sulla destra c'è la Cappella affrescata dal Bronzino (1564), con le "Storie di Mosè". Sempre del Bronzino è la grande Pietà sull'altare. La piccola porta mostra l'inizio del passaggio costruito dal Vasari su ordine di Cosimo I che collega Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti.
Sala delle Sabine
  È così chiamata a causa della decorazione del soffitto. Un tempo era usata come sala d'attesa per le signore che aspettavano di essere ammesse alla corte di Eleonora di Toledo. Contiene fra l'altro Ritratti dei principi Medici di Giusto Susterman, statue di scuola fiorentina ed arazzi di Fevère.
Sala da Pranzo
  Sul soffitto è rappresentata l'Incoronazione di Ester di Stradano, con un'iscrizione in onore di Eleonora di Toledo. La sala contiene un lavabo e due arazzi di Van Assel rappresentanti Primavera e Autunno.
Sala di Penelope
  Sul soffitto Penelope al telaio, nel fregio, Episodi tratti dall'Odissea. Sulle pareti: Madonna con Bambino e Madonna con Bambino con San Giovanni del Botticelli.
Camera Privata di Eleonora
  Originariamente chiamata "Stanza della Gualdrada", dal soggetto del dipinto sul soffitto, questa stanza fu una delle stanze private di Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de' Medici. I dipinti sono del pittore fiammingo Jan Van der Straet (1603-1605), meglio conosciuto con il suo nome italianizzato Stradano. Contro le pareti c'è un mobile con mosaici in stile fiorentino. L'adiacente cappella, riccamente decorata, è affrescata in stile manieristico dal Bronzino, uno dei suoi capolavori.
Sala dell'Udienza
  La Sala dell'Udienza o Sala della Giustizia era utilizzata per ospitare gli incontri dei sei Priori. Oggi contiene le decorazioni più antiche. Il tetto a botte, laminato con oro puro, è opera di Giuliano da Maiano (1470-1476). Sul portale della cappella c'è un iscrizione in onore di Cristo (1529). La porta, che comunica con la Sala dei Gigli è una piccola meraviglia. Il marmo è stato scolpito dai fratelli Giuliano e Benedetto da Maiano. Il portone intarsiato è stato creato dda Del Francione. Si riconoscono ritratti dei poeti Dante e Petrarca. I grandi affreschi alle pareti, rappresentanti le "Storie di Furio Camillo" di Francesco Salviati, furono portati a termine nella metà del XVI secolo. Dato che Salviati era membro della scuola romana di Raffaello questi affreschi sono ispirati alla tradizione romana e non tipici dell'arte fiorentina. Furio Camillo fu un generale Romano, menzionato nelle opere di Plutarco.
Cappella della Signoria
  Una piccola porta laterale porta ad una piccola cappella adiacente dedicata a San Bernardo. Contiene un reliquario del Santo. Qui i priori erano usi a supplicare l'aiuto divino nell'espletamento del loro ufficio. In questa cappella Girolamo Savonarola recitò la sua ultima preghiera prima di essere bruciato vivo in Piazza della Signoria. I meravigliosi affreschi alle pareti ed al soffitto, imitanti mosaici in oro, sono opera di Ridolfo Ghirlandaio. Di particolare interesse sono la Santa Trinità sul soffitto e L'Annunnciazione sulla parete di fronte all'altare. Sull'altare è presente un dipinto rappresentante la Sacra Famiglia di Mariano Graziadei da Pescia, un pupillo di Ridolfo Ghirlandaio. Questo dipinto è stato spostato nei corridoi della Galleria degli Uffizzi. Al suo posto è stato messo un discreto dipinto di San Bernardo di autore sconosciuto.
Sala dell'Orologio
  Il tetto a botte della sala dei Gigli, come è conosciuta questa stanza, è decorata con fleur-de-lys, e la Statua di San Giovanni Battista e Putti sono tutti di Benedetto da Maiano e suo fratello Giuliano. I fiori dei gigli sono in oro su di un fondo blu sul soffitto e su tre pareti sono per ricordare i buoni rapporti (durati poco) fra la repubblica fiorentina e la corona francese. Una parete è decorata con affreschi di Domenico Ghirlandaio (1482). L'apoteosi di San Zanobi, primo santo patrono di Firenze, fu dipinto creando una illusione prospettica dello sfondo. Sullo sfondo si possono riconoscere la Cattedrale, con la facciata originale di Giotto e il campanile. Nella lunetta superiore c'è un bassorilievo della Madonna con Bambino. Questo affresco è affiancato su entrambi i lati di affreschi di famosi Romani, sulla sinistra "Bruto, Muzio Scevola e Camillo" e a destra "Decio, Scipione e Cicerone". Medaglioni di imperatori romani riempiono lo spazio fra le varie sezioni degli affreschi. La porta in questo muro porta verso la Stanza del Guardaroba. Questa porta è fiancheggiata da due pilastri di marmo nero, originariamente in un tempio romano. Dopo un lungo restauro, alla statua Giuditta e Oloferne di Donatello è stato dato il giusto rilievo al centro della sala nel 1988.
Stanza del Guardarobe
  La Sala delle mappe geografiche o del Guardaroba è dove i Gran Duchi dei Medici custodivano i loro beni preziosi. I mobili ed il soffitto curvato sono opera di Dionigi Nigetti. Le porte degli stipetti sono decorate con 53 notevoli mappe di interesse scientifico, dipinti ad olio del frate domenicano Ignazio Danti (1563-1575), fratello dello scultore Vincenzo Danti e Stefano Buonsignori (1575-1584). Sono di notevole interesse storico e danno l'idea delle conoscenze geografiche del XVI secolo. Danti, seguiva il sistema tolemaico per il moto degli astri, ma utilizzava il nuovo sistema cartografico di Mercatore. Al centro della sala è esposto il celebre globo "mappa mundi" rovinato da eccessivi restauri.
Vecchia Cancelleria
  Questo era l'ufficio del Machiavelli quando era Segretario della Repubblica. Il suo busto policromo in terracotta e il suo ritratto sono di Santi di Tito. Probabilmente sono stati modellati dalla sua maschera mortuaria. Al centro della stanza, su un piedistallo c'è il famoso Giovinetto alato con Delfino del Andrea del Verrocchio, collocato originariamente nel Primo Cortile.
Studio
  La stanza è stata usata da Cellini per restaurare i tesori dei principi dei Medici. Dalla finestra piccola nella parete Cosimo I spiava i suoi assistenti ed ufficiali durante le riunioni nel Salone dei Cinquecento.